Visual Thinking è un termine di moda di questi tempi, almeno nel mondo anglosassone.
Ci si muove sempre più in un mondo visuale che sta soppiantando la parola scritta.
La facilità di creazione di immagini e di sequenze video grazie alle nuove tecnologie, la possibilità di acquisto di attrezzature fotografiche, computazionali e per riprese video, a prezzi decrescenti in modo proporzionale all’aumento delle prestazioni delle stesse, sta rivoluzionando il nostro mondo.
Grazie ai video e alla facilità di comunicazione via internet anche l’innovazione sta cambiando.
La possibilità di “vedere”, ed essere visti, e di distribuire le informazioni in un mondo interconnesso sta letteralmente cambiando il mondo portando ad innovazioni accelerate dalle folle.
Mai prima d’ora nella storia, l’uomo ha avuto accesso ad una così immensamente vasta mole di informazioni. Si parla spesso di eccesso di informazioni: il cosiddetto fenomeno dell’information overload.
In un mondo interconnesso, globale, multiculturale, con numerosissimi canali di informazione, con un numero crescente di contatti e di collaborazioni possibili, la comunicazione diventa sempre più complessa e difficile da gestire.
L’informazione puramente testuale diventa incapace di far fronte ad una così immensa mole di dati.
L’utilizzo di immagini, diagrammi, grafici, schizzi, sequenze animate, fotografie è diventato sempre più frequente.
Lo studio del cervello umano ha rivelato sempre più che le abilità in cui l’uomo eccelle sono legate alla visualizzazione.
Sono certo che la vista sia il senso a cui ciascuno di noi tiene maggiormente.
Un'immagine vale mille parole. E’ un vecchio adagio. Ma una immagine sbagliata richiede poi anche più di mille parole per essere spiegata o evitare che venga fraintesa.
Siamo immersi nella comunicazione visuale e questa ha fatto passi da gigante negli ultimi anni.
D’altro canto la nostra formazione, le nostre competenze non sono, per la stragrande maggioranza di noi, legate alla comunicazione visuale. E quindi la subiamo invece che comprenderla.
Si può certamente affermare che la capacità verbale e di produrre scritti eccellenti è stata molto più valutata della capacità di rappresentare graficamente un idea o un concetto e tale capacità spesso è stata confinata erroneamente alla figura dell’artista.
Eppure il successo immenso dei nuovi prodotti che hanno rivoluzionato il mercato è ampiamente legato al loro aspetto estetico, alla semplicità d'uso delle nuove interfacce utente, alla grafica ed al loro aspetto “visuale”. Pensiamo ai prodotti Apple come iPad o iPhone, o a Sony o a Google Maps, pensiamo alla moda e al design.
Ma la comunicazione visuale non è solo la nuova dimensione che sostituisce la cara, vecchia comunicazione testuale.
E' un sistema di pensiero, che sintetizza molteplici dati, fattori, ragionamenti in un'unica unità - un foglietto di carta, uno schermo, un manifesto enorme.
Riviste come Wired hanno fatto della comunicazione visuale (infografica, diagrammi, schemi ecc.) la loro chiave di successo. L’utilizzo appropriato di schemi, diagrammi, grafici e immagini in genere nasce da una costante richiesta di brevità, di rapidità ed immediatezza di comunicazione, di sintesi.
“Our culture relies too heavily on words: Our school systems—and political systems—are designed to promote people who are verbal and eloquent. And text tends to encourage us to describe our problems as narratives or linear lists of facts.
But dynamic, complicated problems—like global warming and economic reform—often can’t be boiled down to simple narratives. They’re systems; they have many little parts affecting one another. In those situations, drawing a picture can clarify what’s going on. - Dan Roam
Dan Roam è l'autore di "The back of the napkin" un best seller del 2010 sul visual thinking.
In quest blog cercherò di iniziare a comprendere meglio alcune tecniche di visualizzazione e a segnalare esempi degni di nota.