martedì 6 settembre 2011

Qualche esempio di orrore nell'infografica

Nella linkoteca ho iniziato a catalogare dei siti che mi piacciano e molti sono ricolmi di infografiche.

Visto che ho appena parlato di cosa significa per me "bello" nell'infografica mostro anche dei chiari esempi di brutture.

http://www.smashingmagazine.com/

Bello! Ma cosa è bello veramente?

Parlo di visualizzazione ovviamente. Cosa significa che una visualizzazione è bella? E' importante che sia bella la visualizzazione creata?

Più e più volte mi è capitato parlando con qualcuno di scarabocchiare le idee che avevo in testa e sentirmi chiedere il pezzo di carta con i geroglifici al temine della conversazione come promemoria dei punti trattati. Eppure non posso certo affermare che quegli scarabocchi fossero "belli". Quegli schizzi che avevano significato solo all'interno della conversazione tra me e l'altra persona.
Ma allora la bellezza è negli occhi di chi guarda? E' tutto relativo?

Non credo. Ad aiutarmi a rispondere chiamo Noha Iliinsky che oltre ad insegnarvi come scegliere una bicicletta  ha cercato di riflettere sul tema della bellezza andando oltre l'indicazione che una grafica debba essere esteticamente piacevole e a discutere di teorie estetiche.

Per Noha come per me una grafica per essere "bella" deve essere nuova, informare ed efficiente.

Vediamo cosa intendiamo con questi termini.

Novità

Uno sguardo diverso ai dati o un formato che sia in grado di stimolare il lettore con un guizzo di eccitazione e che porti a comprendere le cose da un nuovo punto di vista. Gli strumenti informatici come powerpoint hanno messo a disposizione centinaia di grafici precotti, pronti all'uso. Torte, istogrammi, scatterplots ecc. Tutte queste grafiche veicolano informazioni, talvolta sono anche usati nel modo corretto e informano ma dopo un po' di tempo non sono in grado di stimolare il lettore, non ci stimolano e non ci sorprendono e pertanto non li definisco come "belli".

Informativa

La chiave con cui giudicare ogni visualizzazione, indipendentemente dalla bellezza o meno della stessa,  è che veicoli informazione così che chi la osserva possa contestualizzarla e accrescere la propria conoscenza. Se una visualizzazione non raggiunge questo scopo è inutile. Ci sono moltissime variabili che concorrono alla creazione di una visualizzazione che informi. Due tra queste sono molto importanti e credo debbano sempre essere considerate con estrema attenzione: oltre alla correttezza dei dati è importante considerare il messaggio che la visualizzazione veicola e il contesto in cui viene utilizzata.
Quale conoscenza sto cercando di trasferire? Che domande provo a rispondere con questa visualizzazione? Che storia sto raccontando? Se non riesco a rispondere a queste domande con la mia visualizzazione non avrò creato nulla di bello.
Il contesto è molto importante. Ci sono grafiche che sono pensate per mostrare quello che già si sa in un modo nuovo o per esplorare la realtà alla ricerca di qualcosa di nuovo. Presentazione o analisi.
La gran parte delle visualizzazioni che vediamo sono del primo tipo. Presentano qualcosa.
E' importante sapere in quale contesto opereremo per prendere decisioni grafiche che determineranno la bellezza o meno di certe grafiche.
Le grafiche realizzate per analizzare e scoprire qualcosa di nuovo sono utilizzate principalmente in contesti scientifici o di business e generalmente molto più complesse da realizzare.
Vi sono anche rari esempi di grafiche in grado di presentare e di spingere a nuove scoperte e queste sono le grafiche più belle!
L'esempio migliore di una visualizzazione che è in grado di presentare ma anche di fornire elementi di analisi è la tavola periodica degli elementi chimici. E' stata utilizzata per mostrare quello che si era scoperto e ha rivelato dei "buchi" nella tavola delle proprietà che hanno portato alla scoperta di nuovi elementi chimici. Sulla tavola degli elementi varrà la pena scrivere un post di approfondimento...

Efficienza

Una visualizzazione bella ha un obiettivo chiaro, un messaggio da mostrare, una sua prospettiva sull'informazione per cui è progettata. Accedere a queste informazioni deve essere il più semplice possibile. Una visualizzazione efficiente rimuove tutte le informazioni non necessarie allo scopo e rende complessa la comprensione. I dati irrilevanti possono essere considerati del rumore. Se non aiuta a comprendere è meglio rimuovere.

Estetica


La costruzione grafica (forma, colori, linee, caratteri tipografici, assi, ecc.) sono gli elementi necessari ma non sufficienti di una "bella" visualizzazione. L'armonia estetica va affiancata sempre alla comunicazione del significato, al mostrare le relazioni e all'evidenziare delle conclusioni.

Se lo scopo è solo di impressionare con l'estetica una grafica non può essere giudicata "bella".

lunedì 5 settembre 2011

Benvenuto nel mondo del visual thinking


Visual Thinking è un termine di moda di questi tempi, almeno nel mondo anglosassone.

Ci si muove sempre più in un mondo visuale che sta soppiantando la parola scritta.

La facilità di creazione di immagini e di sequenze video grazie alle nuove tecnologie, la possibilità di acquisto di attrezzature fotografiche, computazionali e per riprese video, a prezzi decrescenti in modo proporzionale all’aumento delle prestazioni delle stesse, sta rivoluzionando il nostro mondo.

Grazie ai video e alla facilità di comunicazione via internet anche l’innovazione sta cambiando. 

La possibilità di “vedere”, ed essere visti, e di distribuire le informazioni in un mondo interconnesso sta letteralmente cambiando il mondo portando ad innovazioni accelerate dalle folle.

Mai prima d’ora nella storia, l’uomo ha avuto accesso ad una così immensamente vasta mole di informazioni. Si parla spesso di eccesso di informazioni: il cosiddetto fenomeno dell’information overload.

In un mondo interconnesso, globale, multiculturale, con numerosissimi canali di informazione, con un numero crescente di contatti e di collaborazioni possibili, la comunicazione diventa sempre più complessa e difficile da gestire. 

L’informazione puramente testuale diventa incapace di far fronte ad una così immensa mole di dati. 

L’utilizzo di immagini, diagrammi, grafici, schizzi, sequenze animate, fotografie è diventato sempre più frequente.

Lo studio del cervello umano ha rivelato sempre più che le abilità in cui l’uomo eccelle sono legate alla visualizzazione. 

Sono certo che la vista sia il senso a cui ciascuno di noi tiene maggiormente. 

Un'immagine vale mille parole.  E’ un vecchio adagio. Ma una immagine sbagliata richiede poi anche più di mille parole per essere spiegata o evitare che venga fraintesa.

Siamo immersi nella comunicazione visuale e questa ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. 

D’altro canto la nostra formazione, le nostre competenze non sono, per la stragrande maggioranza di noi, legate alla comunicazione visuale. E quindi la subiamo invece che comprenderla.

Si può certamente affermare che la capacità verbale e di produrre scritti eccellenti è  stata molto più valutata della capacità di rappresentare graficamente un idea o un concetto e tale capacità spesso è stata confinata erroneamente alla figura dell’artista.

Eppure il successo immenso dei nuovi prodotti che hanno rivoluzionato il mercato è ampiamente legato al loro aspetto estetico, alla semplicità d'uso delle nuove interfacce utente, alla grafica ed al loro aspetto “visuale”. Pensiamo ai prodotti Apple come iPad o iPhone, o a Sony o a Google Maps, pensiamo alla moda e al design.

Ma la comunicazione visuale non è solo la nuova dimensione che sostituisce la cara, vecchia comunicazione testuale. 

E' un sistema di pensiero, che sintetizza molteplici dati, fattori, ragionamenti in un'unica unità - un foglietto di carta, uno schermo, un manifesto enorme. 

Riviste come Wired hanno fatto della comunicazione visuale (infografica, diagrammi, schemi ecc.) la loro chiave di successo.  L’utilizzo appropriato di schemi, diagrammi, grafici e immagini in genere nasce da una costante richiesta di brevità, di rapidità ed immediatezza di comunicazione, di sintesi.

“Our culture relies too heavily on words: Our school systems—and political systems—are designed to promote people who are verbal and eloquent. And text tends to encourage us to describe our problems as narratives or linear lists of facts.
But dynamic, complicated problems—like global warming and economic reform—often can’t be boiled down to simple narratives. They’re systems; they have many little parts affecting one another. In those situations, drawing a picture can clarify what’s going on. - Dan Roam

Dan Roam è l'autore di "The back of the napkin" un best seller del 2010 sul visual thinking.

In quest blog cercherò di iniziare a comprendere meglio alcune tecniche di visualizzazione e a segnalare esempi degni di nota.